Regola di trading numero 4: cimentarsi nel trading solo quando si è al meglio della forma

12 4 2017 - Nessun commento
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Il trading è l’attività più difficile ed estenuante che abbia mai praticato. Eppure mi sono dato da fare nella vita. Sono stato ingegnere informatico, poi formatore per adulti e docente universitario, passando per lavori più fisici come il bracciante agricolo e il venditore ambulante. Ma nessuna delle mie precedenti esperienze mi aveva preparato al rigore necessario per la professione di trader.

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Sommario

Il trading è un’attività mentale estenuante

Al termine di una giornata di 10/12 ore passata a tradare, sono in genere mentalmente sfinito. Pratico infatti lo scalping, una tipologia di trading che richiede un’intensa concentrazione e una capacità di reazione rapida. Posso restare concentrato per molti minuti con il dito pronto sul tasto del mouse, quasi in apnea, per trovare il migliore ingresso possibile. Controllo in tempo reale 4 indici (Dow Jones, S&P 500, Cac 40 e Dax 30) su diverse unità di tempo. Devo pertanto monitorare costantemente una ventina di grafici e analizzare le zone di supporto e resistenza comuni. Una tale attività richiede un’elasticità mentale non indifferente e, al termine di un’intensa giornata di lavoro, mi sento del tutto “svuotato”, senza forze per fare altro se non sdraiarmi sul divano e guardare la televisione.

Il trading è un’attività stressante

In aggiunta a questa stanchezza mentale, il trading è un’attività molto stressante, poiché occorre valutare costantemente le decisioni prese in tempo reale. Il trading non mente. O siete bravi o non lo siete. Ed è questo il bello della nostra professione. Siamo pienamente responsabili delle nostre azioni, ogni decisione ha un impatto immediato sul capitale disponibile. In caso di insuccesso, la situazione diventa difficile da sostenere. Alcuni possono crollare psicologicamente, altri troveranno un capro espiatorio (il broker, Ben Bernanke, Mario Draghi, Goldman Sachs... in questi casi gli essere umani hanno davvero una fervida immaginazione) per sollevare il proprio ego ferito. Gran parte dello stress proviene proprio da questo stato psicologico: troppo spesso i trader tendono a identificarsi con il proprio capitale, ad essere un tutt’uno con il denaro, a “valorizzarsi” umanamente in base ai risultati in borsa. Tradare significa soprattutto accettare la frustrazione e i propri sbagli.

Il trader è come un atleta di alto livello

Per cercare di limitare lo stress ed evitare un esaurimento nervoso, e quindi per durare nel tempo, dobbiamo immaginarci come un atleta di alto livello. Occorre analizzare e razionalizzare tutto al fine di raggiungere la migliore forma fisica e mentale per operare ogni giorno sui mercati finanziari. Un luogo di lavoro tranquillo, adattato alle proprie esigenze fisiche e visive consente di limitare, in una certa misura, la stanchezza e favorire la concentrazione. Di seguito troverete una foto della mia “trading room”, ottimizzata in base alle mie esigenze.

Ma per durare nel tempo, questo non basta. Ormai ho spento le quaranta candeline ed è normale che non abbia più l’energia di un venticinquenne. In passato, riuscivo a tradare sui mercati europei e americani dalle 9:00 alle 22:00, dormire 4 ore e riprendere sui mercati asiatici, riaddormentarmi per 2 ore e ricominciare un nuovo ciclo. Adesso, è impossibile per me tenere questo ritmo. Ho imparato a dosare le energie e ad ascoltare il corpo nel corso della giornata. Alle 16:00 faccio uno spuntino per rifornire il cervello di zuccheri, dato che verso quell’ora inizia a dare i primi segni di scompenso. Si tratta infatti della parte della giornata in cui giunge il maggior numero di informazioni e, in genere, di quella più nervosa, con i primi scambi sui mercati americani. Come un atleta, evito di andare in ipoglicemia e alimento regolarmente il mio strumento di lavoro, il cervello (ricordiamoci infatti che, a riposo, il cervello consuma già il 60% del glucosio dell’organismo. Per un trader, pertanto, questa percentuale deve essere di gran lunga più alta).

Lo stato mentale e la forma fisica sono fondamentali per un trader

La forma fisica e lo stato mentale sono due fattori determinanti nel trading. Sono tanto importanti quanto il capitale, il “metodo” di trading. Non a caso, quando sono stanco il mio trading ne risente. È un dato di fatto. Tendo a rientrare troppo presto sui mercati, sono meno paziente, rischio di innervosirmi (la mia para-eccitazione verrà sommersa più facilmente), analizzo la situazione in modo meno accurato. E, infine, perdo denaro. Esiste una relazione diretta tra il mio stato emotivo, il livello di stanchezza e i risultati di trading. Per questa ragione, il venerdì trado poco; la stanchezza nervosa che si accumula durante la settimana rende meno efficace il mio trading. Dati alla mano, nel 40% dei casi le mie giornate di perdite erano proprio dei venerdì. Ora che non trado quasi più in questo giorno, le mie plusvalenze annuali sono aumentate mentre la stanchezza è diminuita.

Ogni mattina, procedo pertanto a un check-up personale, come un ciclista che verifica la sua bicicletta. Sono stanco? No. Sono su di morale? Sì. Allora posso tradare. In caso contrario, non trado, mi riposo, faccio una pausa, cerco di rilassarmi. Disciplinarsi è difficile poiché, in genere, tradare è anche un piacere, si diventa dipendenti, si ha voglia di “gettarsi nella mischia”. Tuttavia, reinvestire nel proprio capitale umano, ascoltare l’organismo e lasciarlo riposare per preservare il capitale monetario è la cosa più sensata che si possa fare. Questa pratica dovrebbe essere alla base del money management di ogni trader.

Se decidete di diventare trader professionisti, ricordate che questa decisione può stravolgere la vostra vita. Nel mio caso, il trading mi ha permesso di conoscermi psicologicamente e mi ha obbligato a mangiare meglio, praticare sport e curare il mio stile di vita, per quanto non sia ancora perfetto. Il trading mi ha inoltre insegnato a gestire il capitale umano. Corpo e mente sono i miei strumenti di lavoro. Devo preservarli poiché sono tanto importanti quanto il capitale e l’avviamento. Anzi, questi elementi sono indissolubilmente legati.

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